da sense & respond a sense-making & respond
Nel nostro workshop Agilità Vitale, tenutosi in occasione di Agile People Day, ci siamo interrogati su cosa significhi e quanto sia importante il sense making per i gruppi agili. Nelle dimensioni complesse infatti il predict and control, la logica di azione usuale per i contesti semplici, basata su problema-soluzione, non funziona. Le variabili che entrano in gioco sono tante e non c’è una direzione certa da prendere. La migliore tecnica da adottare nella complessità è quella del sense and respond, ossia l’osservazione di quello che accade e la costruzione di una risposta sulla base della percezione di quello che è accaduto: un modo di pensare che ci consente di mettere in campo azioni diverse a seconda della realtà.
Tra il sense e il respond, del resto, c’è in mezzo una variabile fondamentale, il sense making, che permette di attivare il processo decisionale. In questa dimensione, nella quale avviene la costruzione di senso, è possibile scoprire quali sono le logiche che stanno sotto al nostro modo di osservare, i copioni che ci guidano nel guardare la realtà e il significato che attribuiamo alle cose.
la costruzione di senso con l’agilità vitale
Solo dopo che abbiamo guardato a tutto questo possiamo decidere come rispondere. Prima di iniziare qualsiasi progetto è quindi fondamentale riconoscere come osserviamo e cosa ci influenza, partendo dal presupposto che noi interpretiamo il mondo per l’idea che del mondo abbiamo e non per quello che vediamo della realtà. Agile ad esempio funziona come metodologia solo se prima si lavora sulla costruzione di senso, tanto del gruppo quanto dei singoli. Per questo il nostro proposito come facilitatori è quello di supportare i team agili a stare in questo processo in modo efficace, creando degli spazi sicuri che permettano di andare più in profondità rispetto alla superfice degli eventi accaduti e generare dialoghi diversi dalla semplice conversazione. È un percorso che implica mettersi in discussione e accettare che la nostra visione del mondo è assolutamente parziale.
Interpretiamo il mondo per l’idea che del mondo abbiamo
Se dunque vogliamo osservare le dinamiche che portano un gruppo a guardare in un modo o in un altro una situazione, ci dobbiamo chiedere: che cosa sta influenzando il nostro punto di vista, di cosa non ci stiamo accorgendo, cosa sta inquinando la nostra vista? E quindi andare ad intercettare le guide nascoste che interagiscono con la nostra percezione della realtà. Questa è una riflessione che riguarda la dimensione di gruppo ma anche ogni singola persona. Perché se l’individuo non si fa queste domande poi diventa difficile allargare ad una dimensione di team. Tutto questo può avvenire se gli spazi di conversazione considerano insieme tre livelli diversi. Il primo è il livello cognitivo, ossia come pensiamo. Poi c’è il livello più emotivo, quindi i sentimenti collegati a un’esperienza e infine la parte relazionale, come stiamo nella percezione insieme ad altri.
Respond: verso la creazione di un futuro possibile
In seguito al sense-making si passa infine alla fase di respond: in questa fase emergono le azioni efficaci di cui la realtà ha bisogno veramente. Grazie ad un sense-making profondo e autentico, che mette in gioco i diversi livelli citati precedentemente, è possibile generare nuove idee e azioni concrete. Il rischio altrimenti è quello di riproporre, magari con una vernice un pò diversa, gli stessi modelli già messi in atto.
Quella proposta all’Agile People Day è una lettura inside-out del percorso agile, un’agilità vitale, un viaggio che non può essere affrontato con convinzioni oggettivistiche, ma che nel sense-making vede l’unione e la messa a valore punti di vista, domande, percezione dei singoli e dei team per generare comportamenti ed azioni che guardano ad un futuro veramente possibile.