Quando parliamo di smart working la conversazione verte spesso su temi quali la digitalizzazione, i supporti hardware e software, le diverse possibili forme contrattuali. Crediamo però che il discorso non possa fermarsi qui. Come possiamo fare per non perdere pezzi importanti per strada?
Cos’è la zona cieca?
Sarò sincera. Quest’espressione non è tutta farina del mio sacco. “La zona cieca” è il titolo di un romanzo di Chiara Gamberale, autrice per la quale nutro una certa simpatia e affinità. Ero in spiaggia, al mare, quando ho letto il libro e questo concetto ha continuato a ronzarmi in testa per alcune settimane.
Per me la zona cieca rappresenta tutto quello che, per i motivi più disparati, facciamo fatica a guardare e vedere. Aspetti della realtà che ci sfuggono, sui quali difficilmente facciamo luce. Gli stessi aspetti che, per non averli considerati, tornano a bussare alla nostra porta mesi dopo, con le loro conseguenze inaspettate.
In questo periodo stiamo lavorando molto sull’implementazione di nuovi modelli organizzativi e pratiche legate allo Smart Working. Per farlo, abbiamo trovato particolarmente utile una prospettiva chiamata Wise Working. Un approccio wise al lavoro adotta una prospettiva sistemica, che riconosce l’interdipendenza di tutti gli stakeholder e riconosce come parimenti importanti le esperienze e esigenze personali, organizzative, sociali e ambientali.
Dopo l’emergenza
Nei mesi scorsi molte organizzazioni si sono ritrovate ad implementare molte novità: il lavoro da remoto, quello in sede e lo smart working si sono alternati con modalità e processi inediti. Si è trattato spesso di misure straordinarie, una serie di eccezioni e innovazioni dettate dall’urgenza del momento contingente.
Per tanti ora è il momento in cui affrontare questi cambiamenti con maggiore profondità, interrogandosi su cosa tenere, cosa lasciare andare e cosa trasformare dei modelli organizzativi esistenti.
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Occhi per guardare
Il nostro invito è quello di dedicare la giusta cura e attenzione nel guardare al proprio sistema e agli spazi di innovazione che si aprono davanti a noi.
Difficilmente troviamo utile dare soluzioni preconfezionate, che vanno bene per tutti. Quello che ci piace fare è suggerire degli occhi per guardare, delle lenti attraverso cui osservare la realtà. Noi ci siamo ispirati al modello a quattro quadranti, suggerito dall’Integral Coaching, e lo abbiamo integrato e approfondito a partire dall’esperienza fatta in questi mesi con i nostri clienti.
Un approccio integrale ci ricorda quanto sia importante guardare alle organizzazioni con una prospettiva a 360° e, tramite le sue coordinate, ci aiuta a scovare la nostra zona cieca. A guardare a ciò che rischiamo di dimenticarci.
A volte sarà un quadrante specifico a sfuggirci, altre volte faremo fatica a mettere a fuoco la parte destra oppure quella sinistra, quella superiore o quella inferiore.
Facciamo un esempio. Pensiamo a quando è il lato destro, legati all’esterno, a rimanere nell’ombra. È il caso di chi, guidato dalla voglia di promuovere cambiamenti di mindset importanti, agisce solo su aspetti interni, afferenti all’ambito psicologico e culturale, dimenticandosi di operatività e concretezza. Diventa allora fondamentale prendere in carico anche il quadrante in basso a destra, in quanto senza un’infrastruttura e delle procedure coerenti con i valori dichiarati, difficilmente osserveremo i comportamenti sperati.
Diversamente, ci sono organizzazioni che, per la loro natura, sono più portate a focalizzarsi sugli aspetti macro dei due quadranti inferiori, quelli legati alla dimensione collettiva dell’organizzazione. I progetti di questo tipo lavorano su grandi gruppi e poco considerano la dimensione individuale e il contributo personale che ognuno può dare. Può essere questo il caso delle grandi aziende che, data la numerosità dei dipendenti, non sempre riescono a dedicare la stessa cura ad aspetti collettivi e individuali.
Uno smart working illuminato
Lavoriamo in un mondo incerto e complesso dove le organizzazioni cercano modi nuovi per sprigionare tutta la loro saggezza e forza innovativa, e lo smart working è uno di questi. Un approccio integrale ci permette di mantenere una prospettiva a 360° e di fare luce dove non stiamo guardando ma dove, molto probabilmente, si nasconde il nostro prossimo passo di sviluppo.
Se guardiamo all’interno:
Quali sono le implicazioni dello smart working sul benessere delle persone? Quale cambiamento di mindset è auspicabile a livello individuale? Come evolvono il senso e il ruolo della leadership nello smart working? Come dialogano flessibilità, autonomia con l’impianto preesistente di valori aziendali?
E invece all’esterno:
Su quali competenze c’è bisogno di formazione a livello individuale? Quali sono le nuove best practice che si stanno diffondendo a livello comportamentale? Come gestire team lontani fisicamente? Come si organizzano meeting online efficaci? Quali nuove policy possono regolamentare lo smart working?
Il nostro invito è quello di tenere gli occhi aperti, e guardare con onestà e coraggio alle nostre zone cieche, consapevoli che solo illuminandole potremo implementare trasformazioni radicate e con effetti durevoli nel tempo.