“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”
Fabrizio De André
Qualche giorno fa, durante una web conference, mi è stato chiesto di condividere il mio stato d’animo attraverso la metafora delle previsioni metereologiche.
La mia risposta è stata: “cielo terso, aria cristallina, molto vento”.
Da appassionato di montagna (più di storie di altri che per reali meriti, che si limitano a qualche trekking e arrampicata principalmente sulle Dolomiti) so che esiste un fenomeno atmosferico che si chiama “white out”, una nebbia di neve accompagnata da un vento gelido e forte. Quando si è in questa situazione, è quasi impossibile orientarsi a meno che non si possieda un GPS. Il rischio è di pensare di avanzare quando invece si sta girando in cerchio ritrovandosi così al punto di partenza.
La portata storica dell’evento che stiamo vivendo richiede in tutti noi la forza di cercare un cielo terso, un’aria cristallina, accettando il forte vento che un po’ destabilizza, per portare di fronte ai nostri occhi chiarezza per la situazione attuale. Rimanere al livello del suolo, con le paure, le angosce, l’ansia e le sofferenze, ci porta in una situazione di white out, inermi di fronte alla situazione. L’atto di coraggio ci chiede di andare oltre alla paura che ci blocca e di scalare le montagne di fronte a noi, osservando dall’alto la situazione economica, sociale e culturale che la crisi ha scoperchiato con grande chiarezza. È un atto di volontà, ed è anche un atto di solidarietà per chi oggi invece non riesce ad uscire dal white out e si trova a girare in cerchio. Possiamo insieme dotarci di un GPS.
Ho la reale fortuna di essere fisicamente in montagna in questo momento, sotto un cielo terso, respirando aria cristallina, spazzata da un forte vento. Cosa si vede dall’alto? La ricerca di un nuovo Respiro che si muove verso tre direttrici: il bisogno di riscoprire i valori di Fratellanza, Uguaglianza e Libertà, e la conseguente necessità di una reale attivazione di tutti gli attori per una Rivoluzione Gentile. Queste da qui mi appaiono come coordinate per il nostro GPS; quegli elementi che il coronavirus, così come il letame nella citazione di De André, ci sta aiutando con sofferenza a vedere per far nascere nuovi fiori.
Il Respiro
Non sono un medico, né ho osservato la malattia del corona virus da vicino. Quello però che ci dicono è che agisce sul sistema respiratorio, sul nostro respiro. Non si riesce a respirare. La malattia ci porta un problema che viviamo spesso anche nella quotidianità. Il non riuscire a respirare per via di tutti gli impegni che abbiamo. Negli ultimi mesi pre corona virus tantissime persone alla domanda “qual è la questione che più ti mette in difficoltà in questo momento?” mi hanno risposto “il tempo, non ho tempo di fare niente, sono sempre di corsa”. In pratica viviamo individualmente la mancanza di respiro. Lo stesso a livello macro: abbattiamo alberi, i polmoni della nostra Terra, e così anche l’organismo Terra si trova senza capacità di respirare. Le emissioni di CO2 inquinano la nostra aria e il respiro collettivo. Se nella malattia individuale questo ha un effetto (un feedback loop) molto veloce che ci porta a reagire in fretta, nella malattia collettiva la crisi ambientale ha un feedback loop lento e diffuso, che non ci sta attivando allo stesso modo.
Il primo elemento che vedo dal panorama di montagna, è che come individui e come società abbiamo la sfida di ritrovare un sano respiro individuale e collettivo. Questa sfida ha bisogno di incontrare una nuova immagine concreta di futuro. Una prima ispirazione per pensare ad un nuovo futuro è data da tre vette che sto osservando dalla mia camera, tre vette da riscoprire e proteggere. Le vette della fratellanza, dell’uguaglianza, della libertà.
Fig.1: Le 3 Direttrici
Fratellanza
La fratellanza è una vetta circondata dalla vegetazione, da alberi che si abbracciano fino quasi alla vetta, stelle alpine che spuntano nei pascoli verdi e laghi cristallini di alta montagna. Un insieme di colori, organismi e diversità che insieme producono bellezza. Guardo fuori dalla finestra, da dove sto scrivendo, vedo le Cime d’Auta, con il bosco fino alle pendici, la roccia dolomitica, ancora qualche spruzzo di neve. E so che dietro alla forcella dei Negher, che porta al versante opposto che sto contemplando, ci sono campi verdi, stelle alpine, un laghetto, i camosci. Una magnifica unione di diversità.
La fratellanza è una vetta che contempla l’ambito dell’economia. Abbiamo bisogno di ritrovare il senso profondo dell’economia, che riguarda la produzione di beni e servizi utili al prossimo. L’economia è ciò che ci tiene uniti e interdipendenti, è lo spazio in cui abbiamo bisogno uno dell’altro.
Per raggiungere la vetta della fratellanza, dobbiamo ritrovare il sentiero di una reale economia. Dobbiamo toglierci dal sentiero dell’avidità, che porta a profondi crepacci ed abissi. Un’avidità sistemica nel modo in cui l’economia è organizzata ma anche individuale nel nostro essere consumistici: mangiamo e acquistiamo più di ciò che realmente è necessario, pensiamo ai nostri interessi personali ed egoistici e non a interessi collettivi ed ecosistemici. Per muoverci in questo sentiero, abbiamo bisogno di essere uniti, di non muoverci da soli. È una reale cordata quella di cui abbiamo bisogno.
Questa cordata ha il nome di aziende e consumatori consapevoli. Dobbiamo dare ancora più forza ai movimenti recenti in cui viene chiesto alle aziende di ripensarsi come espressione del contesto sociale a cui appartengono, e non come esseri isolati dal resto. Evitiamo di rendere il mondo dell’economia un inconsapevole cancro per l’umanità:
“We have reached a stage where we often pursue growth for growth’s sake, a condition that in medical terminology would simply be called cancer.”
Frederic Laloux
Un’azienda sana ha bisogno di sperimentare un proposito generativo e non semplicemente estrattivo, un’attenzione reale ed empatica a tutti gli stakeholder interni ed esterni all’azienda. Solo così può diventare il primo vero organismo in cui avviare la profonda trasformazione di cui abbiamo bisogno. Parte da qui: le persone vivono la maggior parte del tempo nelle aziende e la loro visione del mondo, di fiducia o di paura, è profondamente influenzata da ciò che vivono durante le 8-10 ore al giorno nel contesto lavorativo.
Il vantaggio del sistema capitalistico è che tutto sommato basterebbe un cambio di paradigma portato avanti dalle poche persone al vertice per abilitare contesti sani e sociali. Un capitalismo moderno, sostenibile, orientato a una crescita qualitativa e non quantitativa, con valori fondati sulla fratellanza e non sull’avidità.
Se da un lato abbiamo un nuovo modo di fare azienda e di offrire prodotti e servizi, dall’altro abbiamo Il consumatore consapevole. Il primo attivatore di cambiamento dell’economia è il consumatore. Il vero potere di trasformare l’offerta sta nella domanda. Sottovalutiamo l’impatto delle singole azioni. Ma se come consumatori imparassimo l’arte della consapevolezza, potremmo dare un contributo inestimabile ad una profonda trasformazione dell’economia.
Uguaglianza
L’uguaglianza più che ad una vetta assomiglia a un percorso dolce, non eccessivamente impervio, in cui il procedere è possibile ed accessibile. Mi ricorda il Costabella, la ferrata Bepi Zac e le piste da sci del Passo San Pellegrino. Eravamo tre generazioni l’estate scorsa su quella cresta: io, mio figlio per la prima volta in una via ferrata, mio padre. Una via accessibile a tutti e che può diventare più impervia per i più audaci qualora si volesse tentare una salita verso la Cima Uomo. Una via che ripercorre un museo a cielo aperto di trincee e appostamenti di fortuna della prima guerra mondiale, in cui si respira la lotta per i diritti umani e la follia di quando questi diritti vengono calpestati.
L’uguaglianza è una vetta che contempla l’ambito della politica e del cittadino consapevole. Abbiamo bisogno di ritrovare un modo di fare politica, ovvero di creare e garantire equanimità attraverso la creazione di leggi che abbiano l’obiettivo di regolare i rapporti tra persone all’interno della società, garantendo il fondamentale principio che “la legge è uguale per tutti”.
Qui siamo in pieno white out. Esploratori persi sul sentiero dell’avidità si sono così ritrovati sul sentiero delle ineguaglianze. A costruire così leggi sempre più distanti dal senso sociale, ad personam e sempre più attratte dall’ingordigia dell’avidità. Le diseguaglianze aumentano, e alla fine di questa via vi è la grande distanza tra ricchi e poveri. Oggi un piccolo manipolo di esseri umani, 8 miliardari, possiede la metà della ricchezza mondiale (https://tinyurl.com/qtcsu5s).
Oggi viviamo la desolazione e l’angoscia delle perdite dei nostri cari e dei nostri connazionali. È un sentimento profondo, che ci attiva tutti, che ci muove verso la solidarietà e il supporto reciproco. Tuttavia, si vedono allo stesso tempo milioni di morti per povertà e fame in altri luoghi del mondo abbandonati a loro stessi. E sappiamo che con l’atto di volontà potremmo risolvere benissimo questa piaga. Connettiamoci anche alle sofferenze di chi non vediamo vicino a noi.
Questa crisi ci evidenzia la profonda differenza tra informazione ed esperienza. Da anni ormai siamo bombardati di informazioni sui giornali che parlano di morte e disuguaglianza. Ma le leggiamo allo stesso livello di emotività con le quali leggiamo le notizie di gossip.
Il sentiero che dobbiamo ritrovare per raggiungere la vetta dell’uguaglianza è quello di lasciare il tempo per digerire le informazioni, decidere le poche informazioni che vogliamo seguire, divenire cittadini consapevoli. Prendere in mano ciò che vogliamo approfondire, anziché divenire vittime e succubi di ciò che ci viene bombardato. Non essere vittime di fake news e populismo, ma autoeducarsi e usare al meglio gli strumenti a disposizione per informarsi in modo consapevole. Solo così possiamo dare il tempo affinché l’informazione arrivi al livello del cuore, si riscaldi, e diventi reale volontà di agire il nuovo. Siamo di fronte a una grande sfida, un sentiero impervio: riuscire a percepire ed entrare in empatia con realtà lontane dalla nostra, per poter così esigere uguaglianza. Non cadere nella banalità del male data dalla distanza:
“Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso.”
Hannah Arendt
La classe politica deve rinnovarsi: abbandonare con coraggio gli intrusi arrivati dal sentiero dell’avidità, ritrovare compagni di cammino preparati e in grado di guardare al bene comune e non al loro interesse personale. Una classe politica colta, che sappia dialogare e cogliere prospettive, anziché perseguire la retorica del voto e del costante antagonismo. Questo dipende da noi. Non dai politici. I politici rispecchiano la nostra società. Spetta a noi iniziare a eleggere persone che dimostrino la capacità di lasciare da parte l’ego a favore dell’eco, di saper dialogare, e di saper guardare alle sfide reali di uguaglianza sistemica.
Libertà
Il mondo alpinistico è spesso associato alla libertà intesa come anticonformismo. La ricerca spirituale del contatto con le silenziose e solitarie vette di montagna. I movimenti nati all’ombra delle montagne. Movimenti che addirittura anticiparono o cavalcarono il desiderio di libertà degli anni ’60-’70. Dalla Yosemite Valley alle Dolomiti. La libertà è una vetta con un aspetto quasi mistico, una vetta che racchiude storie di grandi imprese, quasi sempre celata da aloni di mistero e grandi sacrifici. Mi appare la montagna che più ho nel cuore, il Civetta: la maestosa parete nord e le imprese ad essa connesse, Il rifugio Torrani a 3000 metri poco sotto la vetta e Il senso di libertà, quando l’estate scorsa io e mio padre raggiunta la vetta abbiamo potuto godere per qualche istante dell’alba che illuminava tutto intorno. Un’alba che esiste dalla notte dei tempi, e sempre fa capolino a illuminare il fantastico paesaggio e il maestoso Civetta, con tutto il suo mistero.
La libertà è una vetta che contempla l’ambito della cultura e dell’essere umano libero. La libertà di pensiero, la possibilità di esprimersi senza censura e senza pensiero dominante. La libertà di insegnanti, artisti, scrittori, giornalisti. La libertà individuale di poter esprimere la propria opinione.
II sentiero impervio, pieno di difficoltà, è quello dell’accettazione di se stessi e degli altri. Cosa accadrebbe se fossimo tutti uguali nel pensiero?
Prima della crisi attuale, eravamo così pronti ad allontanare il diverso. A chiedere agli immigrati di starsene nel loro Paese. Lo saremo ancora? Anche se per un momento molto breve, abbiamo vissuto la stessa situazione: “italiani, untori dell’Europa!”, oppure “Veneti e Lombardi, statevene a casa vostra!”. Per un breve momento abbiamo vissuto in piccolo ciò che altri vivono in grande quotidianamente. Il rifiuto del diverso. Quella sensazione di non essere accettati. L’Europa che non ci sostiene. Il non ricevere aiuto.
Di nuovo, alcuni esploratori del sentiero dell’avidità, unendosi insieme ad esploratori del sentiero della disuguaglianza, si sono spinti ancora oltre e hanno preso la via del sentiero dell’omologazione. Questo virus, sì questo è un vero e profondo virus, è arrivato fino alle pendici della libertà. Ancora più grande è dunque lo sforzo di distaccarsi, di trovare nuove energie e di cercare un sentiero che conduca realmente alla vetta della libertà. È il sentiero del coraggio, nel suo significato di “cor habeo”, “avere cuore”, agire con cuore. Si tratta di salire e proteggere la vetta più impervia, la vetta della libertà.
Il sentiero anche qui ha una sua dimensione: lavorare su se stessi, accettarsi e meditare, riconnettersi al proprio sé profondo. Essere se stessi con tutto il cuore. E così, accettare l’altro e aiutarlo a trovare se stesso. È una vetta mistica, che unisce a soluzioni esteriori l’incontro con la propria interiorità. Riprendere il respiro significa in questo caso fermarsi, riflettere, e agire con coraggio per opporsi alla censura e alle restrizioni della libertà.
Le fantastiche frasi di Charlie Chaplin nel ruolo de “Il grande dittatore” risuonano a noi per ritrovare senso, riscaldare i nostri cuori, risvegliare la nostra volontà e unirci per una rivoluzione gentile con al centro le persone. Qui il link alla straordinaria interpretazione: https://tinyurl.com/rh96v8s
Una Direzione per il Futuro
Ecco dunque dove punta il nostro GPS. Un’immagine ideale, delle vette da raggiungere. La meta è tuttavia un luogo lontano, ciò che conta realmente è iniziare il cammino in tale direzione, partendo dalla realtà attuale. Semi per il futuro.
Nella Tab.1 sono sintetizzate le coordinate del nostro GPS e le qualità necessarie con cui riempire il nostro zaino di esploratori del nuovo.
Tab.1: Sintesi delle 3 direttrici
Il viaggio dall’attuale all’ideale è la via in cui poter sperimentare i primi passi concreti. Non si raggiunge alcuna mèta senza viaggio. Il viaggio è un insieme di sentieri, a volte più lineari e semplici a volte più accidentati; a volte bisognerà tornare indietro per andare avanti. A volte ci sentiremo più vicini alla partenza, a volte più vicini all’arrivo. Ciò che conta è avere ben chiare le coordinate della nostra direzione e allo stesso tempo essere sempre presenti passo dopo passo, saper leggere costantemente la realtà che si pone di fronte a noi.
E’ in questo intermezzo che si esprime la reale capacità di avere un impatto. Da un lato dunque la realtà che viviamo, dall’altro la direzione a cui tendiamo. Nel mezzo il giornaliero esercizio di portare il nostro impulso in una nuova realtà che si forma.
“The reality that I meet is my teacher, the more I can read this reality the more it speaks to me and I can respond.
The more I live out of my impulse and keep my focus, the more I can express myself in this reality: what I am busy about, my passion, what I want to bring into the world.
If you can stand in between these two (not only responding, not only bringing in myself) then you experience that you can really connect to other persons in the free space within.”
Adriaan Bekman
In questo spazio libero di incontro con noi stessi e con gli altri, la gentilezza della nostra rivoluzione.
Fig.2: Spazio della Trasformazione
Il viaggio: una rivoluzione gentile
Ora potremmo domandarci: “ma che leve ho io per essere parte di una rivoluzione gentile?” “come posso io contribuire?”
La crisi attuale ci insegna nuovamente una profonda verità: le azioni dei singoli hanno un impatto profondo, molto più di quanto immaginiamo, sul sistema. Uno dei più grandi insegnamenti di questa crisi è proprio la velocità con cui osserviamo l’effetto dei nostri comportamenti sul sistema. Se non rispettiamo il temporaneo distanziamento sociale, porteremo un aumento della diffusione del virus. Il nostro singolo comportamento ha un effetto visibile ed immediato sul sistema.
La stessa cosa vale per ogni altra questione affrontata in questo viaggio. L’unico problema è la distanza con cui posso osservare gli effetti delle mie azioni: l’effetto è lo stesso, solo la consapevolezza è minore. Ecco dunque che il nostro ruolo è quello di avere fiducia e sapere che ciò che io farò avrà un effetto: se io ispirerò il mio datore di lavoro a immaginare un nuovo modo di fare azienda, se io darò il mio voto a politici colti e profondi, se io dedicherò tempo a me stesso e alla mia connessione personale, se io intraprenderò per primo i sentieri che portano alla più alte vette dell’umanità, allora avrò già avviato il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Senza “strafare”, ma semplicemente “facendo”. Senza predicare, ma agendo con gentilezza.
Lavorare su noi stessi per diventare consumatori consapevoli, cittadini consapevoli ed esseri umani liberi è il nostro cammino.
Incontrarci insieme in questo percorso è un fantastico acceleratore per scoprire che non siamo soli in ciò che sentiamo interiormente e che possiamo veramente trasformare il mondo. Ho incrociato nei giorni scorsi questa bellissima frase di un poeta italiano che non conoscevo, morto il mese scorso per covid-19. La sua frase mi sembra un eccezionale inno di speranza:
“E se un giorno quando ci risveglieremo ci renderemo conto che siamo la maggioranza? Dico che le cellule immaginative domineranno e faranno emergere la farfalla da un mondo dall’apparenza di un verme”.
Mario Benedetti
Incontriamoci, riconosciamoci, parliamoci e aiutiamoci:
“I can’t think of a single time that an individual or an organization has created a brand-new worldview, spread it and then led that tribe.
There were Harley-type renegades before there was Harley Davidson. There were digital nomads before there was Apple. There were pop music fans before there were the Beatles and Rastafarians before Marley.
Without a doubt, a new technology creates new experiences. But the early adopters who gravitate to it were early adopters before we got there.
Our job is to find the disconnected and connect them, to find people eager to pursue a goal and give them the structure to go achieve that goal. But just about always, we start with an already existing worldview, a point of view, a hunger that’s waiting to be satisfied.”
Seth Godin
Noi siamo people-type, vediamo l’essere umano e la sua pienezza come lievito madre per il futuro. Noi siamo Peoplerisers.
Ringrazio per i contributi all’articolo i miei colleghi di Peoplerise; Maria Rita Fiasco; Stefano Marcato.